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Mappa del Regno di Giordania che mostra la città di Karak, sede di diverse famiglie musulmane ghassanidi

testi sacri musulmani menzionano che il profeta Maometto inviò lettere a tutti i maggiori re del Medio Oriente invitandoli ad abbracciare l’Islam. Tra gli altri, questi includevano il Negus di Axum, l’imperatore bizantino Eraclio (r. 610–641), i Muqawqis d’Egitto e l’imperatore sasanide Khosrau II (r. 590–628). Questa tradizione menziona una lettera anche al re ghassanide Al-Harith Ibn Abu Chemor V (re ghassanide dal 529 al 569 d.C.). Il modo in cui il Profeta si rivolge al re Ghassanide è molto interessante, Egli lo chiama “Il re di Damasco”. Quella era la capitale della regione chiamata dagli arabi ash-Shām “paese del nord, il Levante” in contrasto con al-Yaman “paese del sud, lo Yemen”. Il semplice fatto che il Fondatore dell’Islam abbia scritto una lettera al re Ghassanide mostra la sua importanza e il suo status in quel momento. Molti studiosi definiscono il Regno Ghassanide uno “Stato vassallo” dell’impero bizantino in modo quasi dispregiativo, sottintendendo inferiorità. Come già detto, il Profeta inviò anche una lettera all’imperatore bizantino Eraclio. Ovviamente, se i Ghassanidi non avessero avuto sovranità e fossero subordinati all’impero bizantino non ci sarebbe stato bisogno di scrivere al re Ghassanide poiché sarebbe sufficiente scrivere l’imperatore bizantino.

Ecco il contenuto della lettera, secondo la tradizione islamica:

“Una lettera a Harith bin Abu Chemor Al-¬Ghassani, re di Damasco

Nel Nome di Allah, il Più Benefico, il Più Misericordioso.

Da Maometto, Messaggero di Allah ad Al-Harith bin Abu Chemor

La pace sia su colui che segue la vera guida, crede in essa e la considera vera. Vi invito a credere in Allah il Solo, senza associati [altri dei], cosicchè il vostro regno rimarrà vostro … “

Shuja’ bin Wahab ebbe l’onore di portare la lettera ad Al-Harith, il quale, dopo aver sentito la lettera letta davanti alla sua corte, si infuriò follemente e disse: “Chi osa disfarmi del mio paese, lo combatterò (il Profeta ),” e respinse con arroganza l’invito del Profeta. [Za’d AI-Ma’ad 3/62; Muhadarat Tareekh AI-Umam Al¬lslamiyah 1/146]

Il fatto che il re Al-Harith abbia rifiutato di convertirsi all’Islam ha dato inizio a una catena di eventi che si sono conclusi con la caduta del Primo Stato Ghassanide nel 638 d.C. Il re Jabalah e la famiglia reale furono esiliati andando sul Monte Libano e in Anatolia (l’odierna Turchia ma allora parte dell’impero bizantino). Tuttavia, molti Ghassanidi rimasero nella regione sotto il Primo Califfato islamico e, a causa di diversi fattori, come il pagamento della tassa Jiziya (per i non musulmani), lentamente molti finirono per convertirsi alla nuova fede.

La storia si sarebbe ripetuta con la persecuzione ottomana dei principati cristiani ghassanidi nel nord del Monte Libano a partire dal XVIII secolo fino all’esodo verso le Americhe alla fine del XIX secolo e all’inizio del XX (prima guerra mondiale).

“La discendenza dai Ghassanidi reali è stato un onore rivendicato da molti cristiani, così come lo è stato l’onore per i musulmani nel rivendicare la discendenza da Quraysh, la tribù del Profeta [Maometto]”. — Professor Doctor Yasmine Zahran, “Ghassan Resurrected”, 2006, p.149

Sebbene la dinastia ghassanide sia sempre stata sinonimo di resistenza cristiana ai regimi musulmani, molte famiglie musulmane ghassanidi hanno mantenuto con orgoglio la loro identità ghassanide fino ad oggi, come nella città di Karak, in Giordania. Un altro buon esempio è la famiglia musulmana Al-Ghassani del Sultanato dell’Oman.

Oggi, circa il 30% della popolazione mondiale dei Ghassanidi (stimata in 15 milioni di persone) è musulmana.

SAR il Principe Gharios El Chemor riceve un premio per aver sponsorizzato una borsa di studio per l’Educazione Speciale, con la Presidente dell'”Associazione delle Donne Ghasanid”, la Sig.ra Zahria Al-Soub nella città di Karak, Giordania nel 2016

La tradizione cristiana era così importante per i Ghassanidi che c’era un decreto reale che vietava ai Ghassanidi di sposare non cristiani.

“Mentre i cristiani ghassanidi si aggrappavano alla loro identità di minoranza e non si mescolavano con altri popoli a causa del divieto di matrimonio con non cristiani ..” Professoressa dottoressa Yasmine Zahran, “Ghassan Resurrected”, 2006, p.149

Per tali ragioni, considerato il mutamento dei tempi, SAR il Principe Gharios El Chemor di Ghassan Al-Numan VIII, capo della Real Casa di Ghassan, ha fatto revocare simbolicamente l’antico decreto nel 2014 in occasione della sua visita ufficiale al Gran Mufti di Giordania, la massima autorità islamica nel regno hascemita di Giordania.

SAR il Principe Gharios El Chemor in udienza ufficiale con il Gran Mufti di Giordania nel 2014
SAR il Principe Gharios El Chemor con il Gran Mufti di Giordania nel 2014 mentre revoca simbolicamente l’antico decreto che vietava ai Ghassanidi di sposare non cristiani
SAR il Principe Gharios El Chemor con il Gran Muftì di Giordania nel 2014 e i più alti religiosi musulmani giordani
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